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Le 12 Porte: Naturopatia - Astrologia - Peat e DP4 - Trattamenti Energetici e Consulenza

Lamentarsi fa parte del nostro modo di comunicare e di esprimere ciò che proviamo interiormente : quando diventa eccessivo e cronico, allora sorgono problemi seri nelle nostre comunicazioni e relazioni con gli altri. Lamentarsi è una forma d'espressione volta a compiangere se stessi ma, anche, a mettersi nella condizione di "non fare", di "non agire", scusando se stessi della possibilità di cambiare le cose. Il lamento continuo, cronico, nasconde sovente il vittimismo, il compiangersi, ma anche - e soprattutto - l'allibi che ci diamo per non risolvere i nostri problemi, ovviamente, sempre causati da altri o da questioni esterne a noi (almeno questa è la nostra convinzione). Il lamentarsi diventa sovente una cantilena automatica, così come il non affrontare ciò che è alla base della nostra lamentela. 

Il lamento costante ci rende prigionieri di circuiti emozionali senza via d'uscita: i pensieri così espressi generano emozioni negative quali frustrazione, rabbia, ansia, tristezza, devalorizzazione, invidia, gelosia che, di conseguenza, portano a visioni della vita particolarmente pessimistiche (fiore di bach WILLOW). Alla base del lamento c'è sempre una frustrazione o una scontentezza (o una gelosia) : autocommiserarsi è la risposta più "facile" per apparire come "vittima", come una persona a cui "gli altri" hanno fatto qualcosa di orrendo, anche se così no è.

Esiste una profonda differenza tra lo sfogarsi e il lamentarsi : il primo, aiuta a "portare fuori" - magari con un amico - ciò che ci opprime e ci crea disagio; il secondo, invece, porta a sottolineare "la colpa" di altri e il nostro relativo disagio interiore, ma anche il non fare nulla per risolvere le cose. Quando ci si lamenta di continuo ci si pone sempre nella condizione di NON affrontare MAI il problema che ci affligge ma, anche, si da a noi stessi l'illusione di delegare la risoluzione dello stesso agli altri o, a dare la "colpa" a qualche cosa di esterno. La ciliegina sulla torta di questo atteggiamento mentale, però, è l'apparire agli occhi del mondo come una vittima (e quindi senza colpa, ma vittima del fato funesto) o trasmettere l'impressione di essere un martire (buono e meritevole di essere aiutato dagli altri). Chi si compiange perennemente, non fa altro che manifestare continuamente emozioni negative generate da quello che vive, senza impegnarsi a trovare una soluzione ai propri problemi. È la lamentela stessa il suo modo di affrontare il disagio che si prova (ma che non si modifica perchè non si cambia ciò che si prova). Contemporaneamente, la costante lamentela mette in rilievo il tentativo di delegare all’altro la risoluzione del problema, scaricandogli addosso le proprie responsabilità, evitando l’impegno e la fatica previsti per ottenere un cambiamento. Di conseguenza, l'apparire vittima o martire costringe gli altri a prendersi carico della persona. Spesso crediamo che lamentarsi significhi liberarsi di quel che non va. Al contrario in questo modo non facciamo che confermarlo: ci salva lo sguardo interiore. Piangersi addosso ha su di noi conseguenze anche sul nostro stato psicofisico, sulla nostra salute e sul nostro benessere. 

  I pianeti, nel nostro sistema solare, girano attorno al Sole seguendo una rotazione antioraria, Terra compresa. La visione dalla Terra della volta celeste, e quindi anche dei pianeti del nostro sistema solare, molte volte porta a notare un movimento opposto, detto retrogradazione. Un pianeta diventa retrogrado quando la sua traiettoria - guardandolo dalla Terra, nella volta del cielo - sembra invertirsi; In realtà, la traiettoria di un pianeta non cambia, è una differenza di velocità di rotazione che produce questo effetto visivoQuindi, quando si parla di pianeti retrogradi, s'intende un movimento apparente all'indietro del pianeta, visto dalla Terra (per meglio comprendere il concetto: per esempio, quando andiamo in treno, nel superarne un altro che corre a velocità inferiore, abbiamo 'impressione che esso vada all'indietro anche se sappiamo che non è così).

Astrologicamente, quando cerchiamo di capire il significato di un pianeta che si muove all'indietro, la prima cosa da notare è che si tratta di un evento abbastanza raro. La stragrande maggioranza del moto planetario è diretto, quindi diretto diventa "normale".

La maggior parte delle volte, i pianeti si muovono in avanti o relativamente parallelamente all'eclittica, che possiamo pensare come la via principale. In astrologia i pianeti retrogradi sono molto importanti all'interno di una carta astrologica di nascita (Tema Natale), così come durante i transiti (passaggi) sui pianeti natali : agiscono come "ritorno su una questione vecchia", una necessità di introspezione maggiore o, anche, un blocco o una difficoltà. I pianeti - quando sono retrogradi - non "diventano" inefficaci o "invertiti" : fanno comunque il loro lavoro, ma la loro azione è più interiorizzata, proiettata verso l'interno e/o il rivedere certe questioni del passato (o la necessità di correggere certe azioni pregresse). 

Mentre il movimento diretto del pianeta simboleggia eventi futuri, il movimento retrogrado enfatizza le esperienze passate. Il pianeta deve "tornare" su un percorso che ha già percorso, riattivando – più volte – punti del tema natale che possono essere sensibili. Il moto retrogrado è sinonimo di introspezione, e necessità di correzione e ricordi di "situazioni" passate: qualcosa che all'inizio è stato guardato troppo superficialmente e che non è completo deve essere riconsiderato, rianalizzato e meglio assimilato per facilitare la comprensione completa, e alla fine può anche essere realizzato in modo concreto. Il primo passaggio porta generalmente all'interrogazione e alla riflessione, i passaggi successivi sono veicoli di crisi e rivalutazione, e l'ultimo passaggio rappresenta la completa comprensione, integrazione, decisione e implementazione della soluzione (che può essere pianificata o impulsiva a vari livelli a seconda di come la persona sperimenta il ciclo). Il moto retrogrado è un rio-rientamento delle funzioni planetarie del pianeta retrogrado, e questo periodo di transizione consente l'assimilazione dei valori convenzionali del pianeta in una modalità diversa, più introversa. È importante non forzare la sua espressione in modo diretto. Il movimento retrogrado è anche collegato all'inconscio profondo e personale e a una percezione per lo più soggettiva, non priva di tensione psicologica. I transiti assumono la forma di costrizioni personali e sociali che mettono in discussione gli aspetti psicologici fondamentali di un tema natale.

Il mondo vegetale, in particolare gli alberi, nel rapporto tra l’uomo e la natura, hanno sempre rappresentato in tutte le tradizioni del passato il mezzo di interconnessione tra la superficie della terra, il sottosuolo e il cielo. Le piante, come catalizzatori delle energie cosmiche, reagiscono in modo particolare all'influsso del Sole, della Luna e delle correnti telluriche. E' stato dimostrato, molte volte, che la Luna in quarto crescente aumenta l'energia e i principi attivi delle piante; per questo motivo gli alchimisti consigliano di raccoglierle in tale periodo, soprattutto le piante "grialiche", che immagazzinano più energia perchè crescono in luoghi di maggior forza tellurica, indicando, inoltre, con la loro presenza, i punti di massima potenza e i limiti dei medesimi. Le piante grialiche sono in realtà un dono di madre Terra, che ci permette di controllare le potenti energie eteree della natura. Le energie trasformatrici delle piante vengono spesso associate ed utilizzate come canali trasformativi mentali. Il noce, i suoi frutti e i suoi fiori appartengono ad un livello di conoscenza alchemica molto elevato.

Il Noce è un albero forte, robusto e maestoso e, al tempo stesso, unico e speciale nel suo genere : attorno ad esso non crescono altre piante (ciò è dovuto alla presenza nelle radici, nelle foglie e nella corteccia, di una sostanza tossica per le altre piante, chiamata juglone, che l’albero rilascia nel terreno). E' per questo motivo che, il più delle volte, lo si trova in solitaria e difficilmente nei boschi. E' un albero di "confine" tra la luce e l'ombra, un crocevia, un punto di svolta : è la trasformazione ed il rinnovamento.

Mi capita spesso, nel mio lavoro di naturopata, sia in forma "plateale" che abilmente "occultata", di vedere nelle persone molte DINAMICHE EMOTIVE TOSSICHE che, il più delle volte, vengono alimentate e potenziate dal rivivere e dal replicare una o più delle 5 ferite dell'anima (RIFIUTO, ABBANDONO, TRADIMENTO, UMILIAZIONE & SACRIFICIO, INGIUSTIZIA & MANCATO RICONOSCIMENTO) : tra queste, quella più lacerante e condizionante, è sicuramente quella da RIFIUTO. Tale ferita è la più arcaica e viscerale, la più dolorosa e la più nascosta, prendendo vita (o replicandosi e/o attivandosi) in fase di gravidanza e comporta, di conseguenza, una venuta al mondo, emotivamente parlando, condizionata negativamente sul piano emotivo e relazione. Paura del giudizio altrui, impossibilità a dire di no, il dover rendersi indispensabile agli altri per non "essere abbandonata", divenire la persona "perfetta" o che tutti vorrebbero avere perchè sempre disponibile, ecc.. ma, anche, l'impossibilità di esternare la vera propria natura e personalità, condurre una vita da "invisibile" o da "dietro le quinte", il non riuscire a manifestare il proprio "diritto di esistere" o di "meritare la vita". Da tutto ciò, spesso, si palesano - volontariamente e/o inconsapevolmente - dinamiche non equilibrate nel relazionarsi col mondo esterno, una delle tante, per esempio, il ricatto emotivo.

Il RICATTO EMOTIVO consiste nell’utilizzare - consapevolmente o inconsapevolmente (spesso entrambi) - emozioni e sentimenti a questo scopo: ciò significa far pressione - direttamente o indirettamente - sui punti deboli della persona che si vuole (o si "deve") agganciare, a voler suscitare nell'altro "obblighi emotivi" per ottenere ciò che si vuole. Altre forme di "ricatto emotivo" più mascherate, hanno lo scopo di suscitare sensi di colpa o di rimorso  nell’interlocutore, quasi un obbligo (mai espresso e dichiarato) intrinseco.

Detto questo, il condizionamento non è solo per secondi fini. A volte, chi esprime il ricatto emotivo pensa semplicemente di avere ragione a fare una particolare richiesta o dichiarazione o, anche, la nega a se stesso, ma la compie ugualmente, ciò per questione vitale (gestire a livello inconscio la ferita emotiva). Forse semplicemente non sa come dire quello che sente – per esempio, che ha paura di perderti – e quindi fa una minaccia o una richiesta che ci fa sentire in difetto. “Il ricatto emotivo, infatti, può derivare anche dall’insicurezza o dalla mancanza di comprensione di come comunicare i propri sentimenti, dunque non è sempre tossico”, almeno non del tutto.

Siamo "fatti" di polvere di stelle a tutti gli effetti : la nostra matrice fisica - il corpo - si compone di quegli elementi che sono nati all'interno di stelle e che, una volta esplose, sono stati dispersi nell'universo. Quindi, di stelle siamo fatti e di stelle veniamo ad esprimerci, anche attraverso la nostra carta del cielo natale.

Ogni forza esistenze all'interno del sistema solare, in primis, il Sole e, in seconda battuta, i pianeti e le rispettive lune, influiscono inevitabilmente sulle nostre esistenze, sia fisicamente sia energeticamente (come dice la fisica quantistica, l'uno è il riflesso dell'altro e viceversa), più di quanto immaginiamo. 

Il sistema solare è per noi terrestri la nostra porta d'accesso a questo mondo, a questo piano vibrazionale e, allo stesso modo, è lo stesso portale che varchiamo al momento della nostra morte o, meglio, al ritorno al piano vibrazionale d'origine.

Il sistema solare è a tutti gli effetti un piano di transito, in entrata e in uscita ma, anche, riflette esattamente - mediante la nostra fotografia stellare di nascita - il progetto a cui siamo chiamati in questa esistenza, anche per un discorso di evoluzione spirituale ma, contemporaneamente, quale necessità di rielaborare attraverso le nostre vicissitudini personali la epurazione dei conflitti emotivi non risolti dei nostri antenati, dei nostri consanguinei.

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